di Tea MUGNANO
La
memoria storica è la consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che (non)
vogliamo essere. In questi ultimi mesi siamo stati travolti da un uragano di eventi
che ci hanno fatto perdere il controllo su tutto ciò che ci circonda. Eravamo fermi,
nell’occhio del ciclone, mentre intorno a noi il mondo correva nevrotico e
senza sosta privo di una destinazione precisa. In questo turbine di caos una
sola domanda rimbombava: come siamo
arrivati a questo? Il problema trova la soluzione in due piccoli sforzi: la
prima, la più complicata, riguarda ogni singola persona. Un esame di coscienza
critico, senza giustificazioni, che ci aiuti a capire in che modo abbiamo
contribuito al fallimento del sistema. In ogni piccola mancanza o distrazione,
in ogni aiuto mancato si nasconde la nostra rovina come persone, ma tutto questo
ci può essere utile anche per capire come possiamo migliorarci e come tornare
ad essere più “umani”. La seconda strada da percorrere, riguarda la memoria
storica. Sui libri di scuola poco ci si sofferma a ragionamenti logici o
paragoni con il presente, ci si basa di più su di un voto, un numero che una
volta finito l’anno perde di significato e con lui, tutto ciò che si è imparato
magari a memoria ma, “Chi dimentica il
proprio passato è condannato a riviverlo”. Questa citazione ha trovato un successo
così forte da diventare quasi un proverbio popolare ma, nonostante tutto, siamo
riusciti a rinchiuderlo dentro un armadio, con i libri di scuola. Quei libri che
ci dicono esattamente il perché di tutto questo, assieme a quegli anziani,
anch’essi rinchiusi da qualche parte, testimoni del perché oggi viviamo nel
caos. Il passato recente ha generato un presente confuso ed ha cancellato il
futuro; riuscire ad approfondire ciò che è successo negli ultimi sessant’anni è
utile per fare ordine in questi eventi e ridare speranza nel domani. Domandare,
approfondire e capire ci aiuteranno a sbloccare un sistema, ormai,
ingarbugliato.
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