Mi è stata data una pagina bianca qui sopra, con ampia libertà di scrivere quello che volevo: eventi, cultura, attualità, insomma tutto ciò che di interessante potesse solleticare il mio ingegno. Ma questa volta vado controcorrente, magari col rischio che queste righe non mi vengano nemmeno pubblicate, quindi caro direttore responsabile faccia un po’ lei!
La presente vuole essere una lettera di sfogo di tutto quello che i miei occhi ultimamente stanno osservando ed un grido profondo e viscerale che non riesco più a contenere, ovvero che Termoli, questa città, è morta! Le motivazioni sono tante, non abbiamo una biblioteca, non abbiamo più un cinema, non abbiamo più un teatro, non abbiamo punti di aggregazione sociale, quanti ‘’non’’ ? Troppi! Troppi per una città che conta ormai trentacinquemila abitanti e stenta a decollare come polo turistico d’eccellenza.
"In questa città non si fa mai niente"! Questa è la litania continua tra i giovani, abbandonati a se stessi nel bar sotto casa nei sabati notte; però poi se gli organizzi l’evento nella splendida cornice del castello svevo, un piccolo ritaglio culturale, ecco che nessuno ci viene con la scusa del freddo pungente, una verità che al contrario, rivela una realtà ormai disintegrata e piena di contraddizioni nella quale viviamo, priva di valori culturali e che affonda la proprie radici nella cultura dei locali più ‘’in’’ dove andare ad ubriacarsi, fare chiasso e perché no, spaccare la testa a qualcuno, che di buon diritto reclamava il silenzio.
Siamo a ridosso delle elezioni politiche e regionali e tra i più facinorosi sento dire: "io faccio scheda bianca, se la spartissero con chi ha preso meno voti, magari ci metto anche una fetta di lonza e ci scrivo mangiatevi anche questa"!
Non andare a votare significare lasciare il potere alla folla, per poi accontentarsi delle briciole che la massa ha deciso anche per noi; al contrario le lonze dobbiamo togliercele dagli occhi e dobbiamo pensare che i cambiamenti non sono impossibili, che le lotte non si combattono con le botte per strada, ma si fanno anche sui blog o nelle redazioni giornalistiche. Non andare a votare significa darla vinta ancora per una volta ai soliti vassalli che per anni seduti sullo scranno nella stanza dei bottoni hanno solo sentenziato e governato per il proprio tornaconto.
Personalmente sono stanca di stare zitta, di abbassare la testa e pensare, ma siii per me Dio e vede e provvede tanto vanno avanti solo i soliti raccomandati.
Ho dei valori e dei principi che mi sono stati inculcati nei quali ancora credo fermamente e che gelosamente conserverò e tramanderò, ma quanti di voi come me hanno voglia da andare controcorrente e cominciare dire basta?
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