mercoledì 13 febbraio 2013

Vivere attraverso l'immagine. La forza espressiva del linguaggio visivo.


di Anna VOIG

La maggior parte delle volte che pensiamo, cari amici miei, lo facciamo attraverso le immagini. I ricordi delle esperienze che abbiamo avuto e che di volta in volta andiamo a ripescare per avere delle basi su cui sviluppare i nostri comportamenti futuri sono fissati nella nostra mente proprio sotto forma di immagini.

La ricerca visuale e in modo particolare la fotografia, rappresenta un canale privilegiato d’accesso sia all’osservazione e alla registrazione di informazioni del reale, sia alla comprensione di come identità ed esperienze di tutti i giorni vengono costruite nello spazio e nella mente.

Durante l’arco della sua evoluzione, la fotografia è stata usata in tutti i campi possibili e immaginabili; grazie ad essa il mondo è diventato più piccolo e tutti ne hanno potuto avere un’immagine più chiara. Fotografia, ferrovia e telegrafo – accomunati per gli straordinari effetti che hanno avuto sulla vita sociale – hanno provocato nuovi modi di pensare ed esperire spazio e tempo, modificando di conseguenza anche il comportamento collettivo.


In un certo senso la fotografia è economia. Basta provare a descrivere a voce un qualsiasi soggetto/oggetto di cui si possiede una foto. Nella maggioranza dei casi, il linguaggio visivo è molto più diretto, efficace e semplice e, cosa ancor più importante, è capito da tutti.
L’immagine ci permette di avere delle informazioni dense di significato, come se fossero dei file zippati in grado di riassumere particolari esperienze che abbiamo vissuto.

La fotografia è parte integrante della vita quotidiana e sociale contemporanea, divenendo strumento comunicativo di prim’ordine soprattutto per la sua capacità di riprodurre la realtà, capacità che la fa apparire almeno in prima istanza, come il procedimento di riproduzione più fedele e più imparziale della vita sociale.
Questa esattezza riproduttiva però, non potrà mai prescindere dai punti di vista e dalle ideologie dei soggetti che riprendono le immagini, in una sorta di gioco infinito di rimandi fra tecnica e identità, immaginazione e realtà.
Proprio in questa prospettiva la fotografia diviene capace di interagire nei processi di costruzione della realtà che ogni giorno, pur non accorgendocene, abbiamo.

Nella cultura postmoderna, elettronica e digitale d'altronde, il concetto stesso di realtà presenta un fitto intreccio di verità e costruzione, ed è proprio in questo contesto che la fotografia – sia con le sue forme più realistiche, sia con quelle che si ammantano maggiormente di significati simbolici – va sottolineando sempre più la propria identità di mezzo e strumento critico di conoscenza dell’uomo, del mondo e delle cose.

La cosa più interessante infatti, è proprio rendersi conto di come la fotografia non abbia mai perso la capacità di stupirci e renderci più consapevoli delle nostre modalità di strutturare e osservare il mondo, dal momento che è in grado di evidenziare con estrema chiarezza i vistosi scarti di conoscenza e, soprattutto, di sottolineare lo scollamento di visione tra ideologia del potere e ideologia popolare.
In effetti, se lo si utilizzasse in modo proficuo, il linguaggio delle immagini potrebbe conferire un nuovo tipo di potere, oltre al fatto che si potrebbero cominciare a definire più precisamente le nostre esperienze in aree nelle quali le parole non sono adeguate.

Non si può dire se la fotografia sia un’arte o meno; si può però testimoniare che attraverso di essa – intesa come forma di espressione dell’io – si può migliorare l’apprendimento, imparando a guardare ciò che ci circonda con un occhio più attento e critico.
Chiaramente, occorre esercitare l’occhio e la mente nell’apprendimento e nel riconoscimento dei codici di lettura del reale, riflettere sull’aspetto iconico e simbolico dell’immagine fotografica, analizzare il suo valore logico ed intellettuale nell’approccio conoscitivo e in quello di restituzione e traduzione dell’esperienza.

Questo permetterà di comprendere al meglio la fotografia, se lo si vorrà. Allo stesso modo però, ci si potrà sollevare da questo compito, continuando ad ammirare la fotografia solo per il gusto estetico e per il piacere degli occhi e dei sensi. In fondo, una delle prerogative degli esseri umani - oltre a quella di poter e saper comunicare - è proprio quella di potersi e, soprattutto, sapersi emozionare.

Un bacio grande a tutti voi e mi raccomando……cheese! ;)

2 commenti:

  1. da Riccardo Barbi:
    -Molto interessante la frase "sottolineare lo scollamento di visione tra ideologia del potere e ideologia popolare.”
    Da questo articolo e da altri che hai scritto sulla rubrica... si direbbe che le persone possano decodificare (e non subire) le immagini diffuse dal potere...questa decodifica avviene in modo cosciente, inconscio e poi critico. Comunque vada ..dato che la foto è costituita da soggetti, oggetti, relazioni, scenari che rimangono fissi e immobili.... l’immaginazione e la logica si sviluppano in piu’ modo libero, creativo ed autonomo rispetto alle immagini in movimento dove le variabili cambiano continuamente e possono confonderci. Per cui.... il nostro senso critico nei confronti del potere di fronte alle immagini propaganda.... è piu’ forte di quanto ci immaginiamo e piu’ personale che mai......... attraverso la foto si possono anche smascherare in parte le bugie del potere ...costruite per il preciso scopo di convincerci dell’esatto contrario della verità....
    Riccardo Barbi

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  2. dagli amici del blog:
    hai ragione... tutti abbiamo la prerogativa di scegliere la foto fra quelle che ci emozionano di piu’ immediatamente senza pensare
    ...certo vogliamo emozionarci d’impulso inconsapevolmente e di cuore, scegliamo secondo la nostra identità e la nostra storia di fatti e di scelte.
    dopo il primo impatto emozionale di comunicazione visiva pero’ si attiva per forza di cose un’immaginazione creativa semplice ma efficace
    se si osserva piu’ a lungo si immaginano gli eventi che possono precedere e seguire la scena della foto
    si immagina sempre quello scaturisce da un pensiero logico e forse istintivo di tirare gli eventi per il verso piu’ desiderato per il fine sperato o forse temuto...

    comunque il cervello dopo uno stimolo emozionale si mette in attività ed armonizza l’immagine costruendo una storia e collegando eventi... quindi la mente si esercita e si potenzia

    come succede per un evento musicale o di fronte a un dipinto...
    brava Anna

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